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Buonasera,
anche io come tutti sono rimasto travolto dalla tristezza e dalla incredulità per la scomparsa di Leopoldo.
Oggi l’Anfaci ha ricordato a tutti i colleghi la figura di Leopoldo con un intenso messaggio, in cui viene riportato il lodevole percorso professionale. Con Raffaele Ruberto abbiamo consegnato alla famiglia il commosso ricordo di Laura Lega, segretario generale dell’Anfaci.
Però, quando la vita e la morte si scontrano succede che le nostre esperienze precedenti ci tornano in mente con abbagliante intensità.
Con Leopoldo ci siamo trovati ad affrontare gli stessi temi coevamente da incarichi differenti.
A metà degli anni novanta gli ordinamenti delle Forze di polizia, alla fine dello scorso secolo la riforma della carriera prefettizia allorquando preparai dal lato associativo i testi delle proposte di legge e delle posizioni dell’Anfaci, mentre lui da funzionario del Legislativo si occupò della redazione degli atti normativi delegati e conseguenti; successivamente ci ritrovammo a curare la normativa degli enti locali.
Nella vita associativa, ambedue soci anfaciani da sempre, fummo dalla stessa parte quando ritenemmo insieme ad altri colleghi di forzare nel rinnovamento nel 1992 e, poi, in altre occasioni quando, ad esempio, si trattò di alimentare l’impegno ed il consenso attorno al Segretario generale, Carlo Mosca.
Essere soci dell’Anfaci, vuol dire aderire ad un progetto culturale e professionale, spendersi per la nostra Amministrazione anche con sano spirito critico e volerla sempre bene attrezzata di fronte ai rilevanti compiti da assolvere.
Questo animo è stato la base del nostro impegno associativo. Per tale ragione, nei mesi scorsi, chiesi a Leopoldo di organizzare insieme incontri con i soci e ci siamo confrontati con rinnovato impegno per dare nuovo slancio e nuova passione alla vita associativa.
Posso quindi spingermi ad affermare senza retorica che Leopoldo è stato un collega di spessore e un socio di qualità. Per tale ragione, per il suo incarico di Presidente del Centro di alti studi avevamo organizzato insieme anche momenti di contatto e di conoscenza con i nostri colleghi europei dell’ENA e di scuole di formazione di altri Paesi.
Purtroppo, siamo stati interrotti; non abbiamo avuto il tempo.
Consentitemi due pensieri finali.
La parola meditata e pacata è stata il tratto distintivo di Leopoldo, non perché aggiunto alla sua natura, ma perché suo essere costitutivo ed innato.
Sapeva ascoltare e dunque anche tacere. Non soltanto sapeva attenersi a un silenzio fisico, che non interrompa il discorso altrui, ma pure a un silenzio interiore, ossia era capace di mantenere un atteggiamento tutto rivolto ad accogliere la parola e il pensiero dell’interlocutore.
Leopoldo è stato un’oasi o una riserva di acqua per tanti di noi.
Gli scritti di Leopoldo da domenica sono diventati deposito della memoria, antidoto al caos dell’oblio e del tempo fuggente, dove la parola giace, ma insonne, pronta a farsi incontro a chi la sollecita.
Gli scritti di Leopoldo sono pieni di sensibilità e di discrezione, come l’Amico che abbiamo perso, risponderanno solo se richiesto.
Il silenzio di Leopoldo è colmo di parole.
Alla famiglia giungano le affettuose condoglianze dell’Anfaci.
Carano, 30 luglio 2019
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