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In suffragio e in ricordo del Prefetto Carlo Mosca

In suffragio e in ricordo del Prefetto Carlo Mosca

  (6 maggio 2021)

“Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,26).

Queste solenni parole che sono risuonate poco fa nel Vangelo, ci sono di luce e di conforto in questo momento in cui, nella preghiera, vogliamo ricordare il Prefetto Carlo Mosca che il Signore ha chiamato a sé lo scorso 30 marzo.

Sono parole consolanti che proiettano il nostro pensiero verso orizzonti di eternità Nel nostro tempo non si ama parlare della vita eterna, perché si attende tutto da questa terra, ma non dobbiamo dimenticare che abbiamo un destino di eternità nell’immensità dell’amore di Dio, e in Dio incontreremo le persone a cui siamo stati legati in vita. Il Prefetto Mosca avrà ora ritrovato con gioia la moglie e la figlia, che lo avevano preceduto.

La morte per un cristiano non è soltanto un fatto naturale che rende uguali tutti gli esseri umani. Non è soltanto un evento ineluttabile a cui nessuno può sfuggire.

La morte è un incontro: l’incontro più alto e più importante: l’incontro con Dio. I nostri giorni infatti non sono una corsa verso il nulla; la nostra vita non termina nella tomba, ma nella casa del Padre.

Questa certezza ha illuminato l’intera esistenza del Prefetto Carlo Mosca.

Egli è stato una benemerita figura della Repubblica italiana, un insigne servitore dello Stato e una personalità che ha dato un alto contributo alle istituzioni civili.

In ragione della sua personalità poliedrica, dei suoi interessi variegati, degli incarichi di grande responsabilità, oltre che della sterminata produzione di pubblicazioni, mi soffermerò su tre aspetti che gli erano caratteristici: il suo profondo senso delle istituzioni, la sua umanità e la sua straordinaria capacità di guardare al futuro.

* Il Prefetto Carlo Mosca è stato innanzitutto un uomo delle istituzioni e nei vari incarichi ricoperti ha dato prova di due doti fondamentali: onestà e competenza professionale. Concepiva il lavoro non per la sua persona, ma soprattutto per l’amministrazione e per i cittadini in difficoltà, impegnandosi seriamente per trovare soluzioni partecipate, condivise e aperte al dialogo.

Non si è mai sottratto ai doveri del Prefetto specialmente nelle decisioni complesse e delicate; anzi in queste circostanze ha dimostrato la sua grandezza, perché la coscienza dell’uomo era completamente scolpita nell’etica, i cui canoni non erano il tornaconto e il beneficio personale, ma una risposta d’amore ad un bisogno dell’altro.

E’ questo un prezioso patrimonio che ha trasmesso all’Associazione ANFACI, vivendo appieno le parole di Gesù, scegliendo di servire piuttosto che di essere servito (Mc 10,45).

* Secondo aspetto: la straordinaria carica di umanità di Carlo Mosca.

Egli non era solo uomo di Stato, ma persona aperta alle esigenze degli altri, forgiato dalle croci e dalle sofferenze che non sono mancate nel suo cammino terreno con la prematura scomparsa dell’amata moglie e della figlia. Ma la Croce è un passaggio necessario per la risurrezione. Ed il dolore non solo ha fortificato Carlo, ma l’ha rinsaldato nella fede per aiutare, portare una buona parola, dare un consiglio, ascoltare le difficoltà per averle vissute personalmente.

Nel suo tratto si scorgeva una umanità particolare: quando faceva riaffiorare alla mente episodi del passato da lui vissuti da protagonista, li narrava come successi degli altri, benché fossero stati realizzati per il suo determinante contributo.

Nel suo animo vi era spirito di servizio e sincero desiderio di aiutare.

S’interessava di cuore del prossimo, perché era pieno dell’amore di Dio. La sua umanità, la sua etica professionale erano parte integrante della sua fede, non nascosta ma mai ostentata, che emergeva dalle sue opere, come quando ha voluto impegnarsi per trovare uno spazio per la cappella nella sede della Scuola dell’amministrazione come pure all’interno della Prefettura di Roma. Lo spazio dell’esistenza fisica doveva intersecarsi con lo spazio sacro, per alzare lo sguardo al cielo e per ricordare e ricordarsi che soltanto quell’orizzonte costituisce il fine ultimo.

Non a caso aveva voluto che la carriera prefettizia avesse un suo speciale patrono, individuato nel grande S. Ambrogio, prefetto e poi vescovo di Milano: ed è grazie a Carlo Mosca se ancora oggi l’Associazione ANFACI conserva questa significativa tradizione di celebrare ogni anno una Messa in suo onore il 7 dicembre.

* Il terzo profilo del Prefetto Mosca attiene alla sua visione, alla capacità di leggere i tempi e al saper vedere lontano.  Ha saputo porre al centro del dibattito temi delicati come la gestione partecipata della sicurezza, il confronto istituzionale ed il dialogo tra i diversi segmenti territoriali del governo.

E poi la lungimiranza nel disegnare la riforma della carriera prefettizia, dettata dalla necessità di dotare lo Stato di un adeguato assetto ordinamentale per affrontare in maniera efficace le sfide del nostro tempo, soprattutto nei territori laddove più incisivo, a fronte di una società sempre più articolata, si avverte il bisogno di proficuo coordinamento delle istituzioni.

Si è impegnato con tenacia e quasi con ostinazione per far dialogare gli appartenenti al Corpo prefettizio per uno scambio di idee strutturate, di cui la sua raffinata cultura giuridica e professionale ed i ruoli ricoperti sono stati gli strumenti più consoni per conseguire questi ambiziosi obiettivi.

L’incontro con i ragazzi nella sua attività di docenza all’Università e nelle varie Scuole di specializzazione non era soltanto un momento didattico, ma anche un rapporto amicale e personale, sollecitando ognuno ad individuare le attitudini da sviluppare anche attraverso la pubblicazione di articoli e interventi.

Ognuno di voi saprà aggiungere nel suo cuore il ricordo di qualche episodio del Prefetto Carlo Mosca. Personalmente l’ho incontrato solo un paio di volte e mi colpì per la sua umanità.

I testi liturgici di questa Messa ci invitano ad alzare lo sguardo oltre le frontiere della morte, verso quella vita nella quale il Prefetto Mosca è già entrato.

Per quello che il Prefetto Carlo Mosca ha saputo regalarci nelle strade di questa vita terrena, vogliamo in questa Messa pregare perché la sua anima sia accolta tra le braccia del Padre nella città celeste dove, come afferma Sant’Agostino, “regna la verità, è legge l’amore, è misura l’eternità”.

Confidiamo che il Signore, nel quale il compianto defunto ha creduto e sperato, gli abbia rivolto le  parole piene di amore: ‘Vieni servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore’ (Mt 25,21).

                                                   Card. Giovanni Battista Re